Vada è l’unica frazione del Comune che può vantare una ininterrotta continuità di vita dall’antichità ai giorni nostri. Porto etrusco e poi romano di Volterra - ampiamente citato nelle fonti latine - il suo nome (dal latino vadum) fa riferimento alle caratteristiche del tratto di mare antistante, dove le secche proteggevano le navi alla fonda dai venti di libeccio, ma costituivano allo stesso tempo una pericolosa insidia in caso di tempesta.
Al centro di vasti traffici commerciali con tutta l’area mediterranea fino alle soglie del medioevo, seguì le sorti della città di Pisa, da cui dipendeva, condividendone il grave declino duecentesco. Resta, a testimonianza di quest’epoca, la Torre detta ‘del Faro’, costruita dai Pisani e restaurata, in seguito, dai Medici, che a lungo dovette costituire uno dei pochi monumenti visibili ai naviganti che costeggiavano le desolate coste maremmane.
L’assetto attuale è opera di Pietro Leopoldo e, soprattutto, di Leopoldo II di Lorena che volle riscattare le fertili pianure circostanti dal dominio delle paludi e dall’incuria dei latifondisti e, con una politica al contempo agraria e sociale, ne consentì la piena messa a coltura. Il nuovo centro, rigorosamente pianificato, ebbe il suo fulcro nella piazza della Chiesa in cui confluivano, a raggiera, i principali assi viari del territorio, tra cui la Via Regia Maremmana, odierna Via Aurelia. Ancora oggi, il paese e le campagne circostanti recano traccia delle imponenti opere di bonifica succedutesi tra la fine del’700 e la metà dell’800.
A due secoli di distanza, l’agricoltura di qualità costituisce ancora una delle risorse principali del centro costiero, accanto al turismo, a carattere per lo più familiare, che trova accoglienza nei numerosi campeggi che punteggiano la pineta costiera.